Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza in questo mare magnum di informazioni contrastanti che provengono da più parti. Questo sarà l’ennesimo punto di vista ma, per lo meno, è coerente con ciò che ho scritto negli ultimi anni sul blog e con ciò che la realtà si sta prendendo la briga di dimostrare. Seguendo i consigli che mi sono arrivati da molti di voi, ho deciso di dividere l’articolo in più parti per rendere più fruibile la lettura. Se leggete (o rileggete) ciò che ho scritto in questi anni, e che forse in alcuni casi avete ritenuto lontano dalla vostra realtà, oggi lo potreste trovare più interessante e attuale che mai. Probabilmente, i meno avvezzi a certe tematiche, avendo la mente libera da preconcetti, potrebbero comprendere meglio di tanti lettori saccenti. Ma veniamo al dunque, a molti sarà chiaro che ci stiamo avviando verso la richiesta di aiuto al Mes, questa creatura misteriosa di cui tanto si parla ma che quasi nessuno conosce. Partiamo dai fatti: nella conferenza stampa del 10 aprile che ha destato tanto scalpore, ma soltanto perché il Premier ha fatto i nomi dei due leader dell’opposizione, Salvini e Meloni, Conte ha dichiarato con veemenza che al prossimo Consiglio europeo non firmerà l’accordo raggiungo all’Eurogruppo, salutato con entusiasmo da Gualtieri e Gentiloni, se dovesse rimanere così com’è. Il Presidente del consiglio ha detto chiaramente che non accetterà soldi dal Mes e che l’unico aiuto plausibile è quello degli eurobond. Siccome le parole, per alcuni, hanno ancora importanza, così come gli impegni che si prendono “guardando negli occhi i cittadini”, riporterò testualmente alcuni passaggi della conferenza stampa. Il Premier ha dichiarato e ribadito con forza: “Serve subito un fondo Ue cofinanziato. Servono gli eurobond per un’economia di guerra, lotteremo fino alla fine per questo nel prossimo Consiglio europeo”. Ha poi definito il fondo salva Stati uno “strumento inadeguato”, aggiungendo che “L’Italia non ne ha bisogno […] Si può attivare una linea nuova per le spese della sanità, ma non è un discorso che riguarda l’Italia. Noi siamo ambiziosi”. A queste dichiarazioni si può aggiungere ciò che ha scritto su Twitter: “Io ho una sola parola: la mia posizione e quella del governo sul Mes non è mai cambiata e mai cambierà”. Insomma, un Presidente del consiglio che lancia in resta è pronto a battersi per contrastare uno strumento a suo dire “inadeguato” e ottenere titoli di stato europei. Posizione coraggiosa e determinata che però ha iniziato a modificarsi nell’arco di qualche giorno. Infatti, il 15 aprile lo stesso Conte, con totale disinvoltura, rispetto al Mes ha postato su facebook la seguente frase: “studierò il pacchetto generale e valuterò se conviene all’Italia”. D’improvviso è sparita la sicumera con la quale il primo ministro aveva affrontato il tema ed è comparso un uomo indeciso e possibilista. Al suo cambio di posizione fanno eco i maggiori organi di stampa; persino Mentana, che aveva duramente criticato Conte per l’attacco in conferenza stampa alla Meloni e Salvini, sottolinea, a margine del servizio sul Fondo salva stati, che non vede alcun problema nell’accettare soldi dal Mes se sono senza condizionalità. Tutto ciò è accaduto perché i vertici del Partito Democratico, con impeccabile tempestività, mentre Conte e il Movimento 5 Stelle prendevano le distanze dal Mes, hanno dichiarato e ribadito la loro posizione favorevole. Per dare forza al PD si è mosso addirittura il vecchio saggio Prodi, lo ricorderete, quello che disse che con l’euro avremmo lavorato un giorno in meno e avremmo guadagnato come se avessimo lavorato un giorno in più. Quindi Conte, schiacciato su due fronti, ha mostrato la sua debolezza. Il Movimento 5 Stelle sembra tornato alle posizioni preelettorali, quando si dichiarava contro il Meccanismo di Stabilità ed era critico nei confronti dell’Unione Europea, salvo poi cambiare radicalmente posizione una volta giunto al governo del Paese. Questa volta saranno più decisi? Vedremo. Ciò che sta facendo il Pd, supportato dall’apparato mediatico, a mio avviso è imperdonabile, perché non si tratta di un errore di valutazione, ma di una vendita lucida e consapevole del nostro Paese. Per non ammettere di aver sbagliato in passato, nonostante oggi inizi ad essere lapalissiana la natura dell’Unione Europea, persevera sulla sua linea, sacrificando il Paese ai propri “presunti” interessi personali. Dico presunti perché con molta probabilità sta commettendo un errore nell’errore, in quanto la strada intrapresa porterà anche alla sua distruzione; saranno solo pochi eletti coloro che beneficeranno della catastrofe che si abbatterà sul Paese. Il loro gioco sporco, insieme a quello di Italia Viva e Forza Italia, fa apparire la posizione contraria, che a mio avviso è di assoluto buon senso, come populista ed estremista, e intesta a Salvini una battaglia che dovrebbe essere del popolo italiano. Salvini e Meloni alla lunga vinceranno, non perché più bravi o più onesti, ma perché hanno avuto l’intuito di abbracciare delle posizioni giuste, che tra l’altro sono sposate da persone oneste e preparate ma con meno visibilità e seguito, quali Stefano Fassina e Marco Rizzo. La destra italiana si è intestata una battaglia che avrebbe dovuto combattere la sinistra, creando la situazione paradossale nella quale i primi portano avanti tesi economiche keynesiane e il maggior partito di sinistra sponsorizza tesi neoliberiste. E poi, in fondo, sotto tutti questi strani meccanismi, ci siamo noi, cittadini comuni, che assistiamo impotenti e increduli a un tetro spettacolo. [continua…]